Ciao a tutto continuiamo a conoscere le origini di Viterbo

Fallito l’assedio di Federico II  con la grande vittoria dei viterbesi, guidati proprio da Raniero Capocci , sull’esercito imperiale e il conseguente successo dei guelfi, sancì, la definitiva politica filo-papale: la ricca famiglia dei Gatti monopolizzò le cariche municipali e i pontefici scelsero Viterbo come sede papale. L’episodio discriminante, che attirò addirittura l’attenzione mondiale su Viterbo, fu l’elezione papale del 1268 1271 che portò Gregorio X  al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore del precedente pontefice si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato da tanto indugio, sotto la guida del Capitano del Popolo  Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell’elezione, nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa; alla fine i cardinali scelsero il piacentino Tedaldo Visconti. Il nuovo papa prese il nome di Gregorio X, e, vista la bontà della “clausura”, stabilì che anche le future elezioni papali avvenissero in una sede chiusa a chiave: era nato il Conclave. Dal 1261 al 1281 in Viterbo si tennero ben cinque conclavi. Nell’ultimo di questi il popolo, irruppe nella sala del Conclave e mise al carcere duro il cardinale Matteo Orsini. Il pontefice che uscì eletto da questo conclave, funestato dall’invasione del popolo viterbese, fu un francese, proprio come voleva Carlo d’Angiò. Peraltro il nuovo papa, appena eletto, anziché ringraziare i viterbesi che, mettendo in difficoltà i cardinali della famiglia Orsini, avevano favorito la sua elezione, lanciò sulla città di Viterbo un pesante interdetto e l’abbandonò in fretta e furia con tutta la corte pontificia, recandosi a Orvieto. Si chiuse con questo spiacevole episodio il periodo aureo di Viterbo. I papi non verranno più a risiedere in città. Durante la stabile presenza della curia papale a Viterbo, la città aveva raggiunto il suo massimo splendore, sia economico, quale centro posto lungo vie di comunicazione importanti, che architettonico, con l’edificazione di edifici pubblici municipali, torri, chiese. L’esilio ad Avignone dei papi contribuì alla decadenza della città e al riaprirsi delle lotte interne. A metà del Cinquecento la città conobbe un nuovo, periodo di fervore culturale e spirituale. Dal XIII al XVI secolo, Viterbo è stata sede di una comunità ebraica, fino al decreto di espulsione del 1569. Dalla fine del sedicesimo secolo  la città segue le sorti dello Stato della Chiesa e vede tramontare del tutto la vocazione internazionale che aveva assunto nei secoli del basso medioevo. Occupata nel 1798 dalle truppe francesi  intervenute a difesa della Repubblica romana, si ribellò, imprigionando la guarnigione lasciatavi dai francesi, quando nel mese di novembre le truppe del generale austriaco e del re di Napoli  entrarono in Roma. Viterbo fu attaccata dalle truppe del generale francese , al quale dovette arrendersi dopo che il medesimo aveva sconfitto nelle vicinanze i 6.000 uomini dell’esercito francese. Con l unità d’Italia aggregato quasi tutto il Lazio nella provincia di Roma, Viterbo perse la qualifica di capoluogo, che le fu restituita solo nel 1927 con il  riordini delle circoscrizioni provinciali, attuato da Benito Mussolini. In questa occasione però, aspirava al rango di provincia anche Civitavecchia  ma Viterbo riuscì ad avere la meglio, incrementando il proprio territorio e numero di abitanti. Durante il secondo conflitto mondiale  la città venne rapidamente occupata dalle truppe tedesche che erano in movimento verso Roma. Durante l’occupazione fu sede di un comando tedesco e fu quindi sottoposta dall’aviazione alleata a ripetuti bombardamenti, di cui particolarmente pesante fu quello del 17 gennaio 1944 che portò alla morte di centinaia di civili ed alla distruzione di vaste zone del centro storico e di altri territori vicini.