In questo antico e grazioso borgo si Stifone frazione del comune di Narni vivano tutt’oggi 40 persone. Stifone se ne sta al di sotto di alcune balzerocciose, a loro volta sormontate dal Castello di Taizzano,
Il borgo ha mantenuto il suo nucleo caratteristico con le case risalenti al periodo compreso tra il ‘300 e il ‘600. In questo borgo incantato possiamo trovare.
Chiesa di Santa Marina con il suo portale in cotto e il campanile a vela. Sulla parete sinistra, dove è posizionato il campanile, si apre un altro portale che, per dimensioni e lavorazione, probabilmente in passato era l’ingresso principale della chiesa, che intorno al XVII secolo deve essere stata modificata e ampliata con l’aggiunta di due campate. La storia narra, infatti, che Marina fosse entrata in convento travestita da uomo; girando per fare la questua si fermò in una locanda dove la figlia dell’oste era rimasta incinta di un soldato: la ragazza incolpò della gravidanza proprio “Marino” che venne quindi cacciato dal convento. Il bimbo, una volta nato, venne affidato a Marino che lo fece crescere come suo figlio. Riammesso al convento, fu sottoposto alle fatiche più pesanti, tanto da morirne: solo quando venne seppellito, si accorsero che in realtà era una donna e Marina venne subito venerata come Santa. Purtroppo dell’interno della chiesa non ho alcuna immagine perché quando sono arrivato in questo luogo era chiuso al pubblico.
Di particolare interesse sono i mulini che servivano per la lavorazione della. Lana. Infatti negli antichi statuti delle Corporazioni, in particolare in quello dell’Arte della Lana, si riscontrano notizie su Stifone come sede, dal XIV al XVIII secolo, di alcune gualchiere, ove si eseguiva la follatura della lana. I gualchierai, che a Stifone arrivarono ad essere nove nel XVI secolo, si tramandavano il mestiere di padre in figlio; iscritti all’Arte della Lana, corporazione soppressa solo nel 1782. Il pittoresco Pontesul Nera.
Forse non tutti sanno che sulle cascate dell’acqua sorgeva nelle vicinanze della Mola Alberti, su impulso dell’ingegnere Aldobrando Netti, nativo di Stifone e pioniere dell’energia elettrica in Italia, furono anche messe in funzione nel 1892 due tra le prime centrali idroelettriche italiane, utilizzate anche per illuminare la città di Narni.
Dal 1939 esse sono sommerse dall’invaso artificiale usato per alimentare la centrale ex-Valdarno.Questa conformazione economica e sociale si protrasse fino a dopo la Prima guerra mondiale, quando l’industrializzazione della provincia di Terni sottrasse la manodopera di Stifone verso il lavoro operaio.