L’ ex-monastero delle Murate si trova nel centro della città e per circa cento anni è stato il carcere maschile di Firenze.
Nel 1370 dodici donne dette “le murate”, seguendo l’esempio di monna Apollonia si fecero recludere volontariamente in una casupola del secondo pilone del “Ponte Rubaconte” (ponte alle Grazie), pregando e vivendo di elemosine in condizioni di estremo disagio.
Visto il crescere del numero delle consorelle, nel 1424, Giovanni de’ Benci, finanziò la costruzione di un nuovo e più grande monastero a ridosso delle mura, intitolato alla Santissima Annunziata e a santa Caterina e che corrisponde al carcere delle Murate.
Soppresso nel 1808, il convento fu poi ristrutturato e, nel 1845, trasformato in carcere maschile dopo la chiusura del vicino carcere delle Stinche. Nel 1848 l’istituto carcerario era attivo e, a causa della crescita dei detenuti, furono necessari lavori di ampliamento. Tra il 1860 e il 1870 vi si aggiunge un ulteriore ala definita da tre bracci che si sviluppa fino a delimitare i viali di circonvallazione.
Durante la seconda guerra mondiale il carcere delle Murate fu tristemente famoso in quanto centro di raccolta e tortura dei prigionieri politici e dei partigiani catturati dai nazifascisti in tutta la regione.
Durante l’alluvione del 1966 i detenuti intrappolati nelle celle furono salvati e si prodigarono in ringraziamenti ai salvatori. Attualmente l’area è stata recuperata ed adibita ad uffici e negozi.