Ciao a tutti oggi andiamo a scoprire un luogo nel Mugello: Bosco ai Frati. Le origini di questo antichissimo convento risalgono ai tempi del feudalesimo. A quei tempi la famiglia degli Ubaldini era di origini antichissime e molto potente. Fra le sue proprietà possedeva un ampio territorio che venne offerto ai monaci di San Basilio, che qui edificarono una piccola cappella ed un locale per ospitare i pellegrini. I monaci vissero nel convento fino al 1012. Bosco ai frati rimase abbandonato per circa 200 anni fino a quando la famiglia Ubaldini chiamò a risiedervi i frati Francescani. Nel 1273 Fra’ Buonaventura da Bagnoregio ricevette le insegne cardinalizie dagli emissari di Papa Gregorio X. La leggenda racconta che Fra’ Bonaventura, si trovava nell’orto del convento, mentre sciacquava pentole e piatti in un grande catino di pietra ( cha attualmente si trova sempre all’interno del convento). Il frate siccome doveva finire il suo lavoro quando arrivarono gli emissari del papa per porgli le insegne cardinalizie ( vesti cardinalizie), il frate le fece lasciare appese ad un albero di corniolo. Questo albero tuttora si trova ancora li dopo tanti anni nell’orto del convento. Nel 1349 la Toscana intera fu invasa da una grave malattia: la peste. Il convento fu abbandonato dai frati. Nel 1420 i Medici acquistarono una vasta tenuta ferriera in cui era compreso anche l’edificio religioso di bosco ai Frati. Dopo sette anni con una bolla di Papa Martino V e dopo circa 80 anni di abbandono i frati tornarono al convento. Nei due secoli successivi il convento ebbe il suo periodo d’oro. I Medici fecero arrivare nel convento e nella chiesa importanti opere d’arte fra cui delle pale da altare, dipinti e volumi miniati. Fra il 1427 e il 1437 furono realizzati importanti lavori di ristrutturazione per mano dell’architetto Michelozzo. Un opera importante è la famosa pala d’altere dipinta fra 1450 e il 1452 chiamata “La pala Bosco ai Frati” da Beato Angelico. (Attualmente la pala fu trasferita alla fine del 700 nel museo di San Marco a Firenze. Un altra importante opera conosciuta come il trittico della “Resurrezione di Lazzaro” sempre negli stessi anni fu trasferita nella Galleria degli Uffizi. Attualmente qui sono custoditi solo quattro dipinti. Il primo è una tela dal titolo “Allegoria del cordone di San Francesco”. Due dipinti : “La deposizione” e “La Madonna che porge il Bambino Gesù a San Francesco”, e “L’Annunciazione” Nella sala del Capitolo cosi chiamata perché nel 1449 si svolse il terzo capitolo dei frati dell’Osservanza è custodito un crocifisso ligneo attribuito a Donatello. La storia di questo crocifisso è legata ad un evento sismico che colpì il Mugello nel 1542 : un terremoto. Il crocifisso cadde e si ruppe e fu portato a Scarperia per essere restaurato da un artigiano del posto che ricevette come compenso tre ducati d’oro. Nel XX secolo il crocifisso fu rimosso e depositato in una cripta scavata sotto il pavimento della chiesa. Li fu ritrovato nel 1953 e dopo 19 anni di restauri tornò nel convento nella sua forma originale. E’ un’opera in legno e gesso, alta 168 cm., larga 160 cm.. Non sappiamo se il gesso faccia parte della scultura originale o se sia stato introdotto nel restauro del 1542, dal “restauratore” di Scarperia. Nulla lo fa legare al famoso Donatello ma nel periodo del Rinascimento sotto la magnificenza del Medici non potevano esserci opere d’arte di artisti sconosciuti o di poco valore. Una leggenda racconta di una sfida artistica fra Donatello e Brunelleschi. Donatello scolpì un crocifisso e chiamò l’amico Filippo Brunelleschi per averne un parere. Brunelleschi lo guardò e disse : “A me pare che tu abbia messo un contadino sulla croce”. A sua volta, Donatello replicò: “Se è così facile tirar fuori un Cristo dal legno, perché non provi a scolpirne uno”. Brunelleschi accettò la sfida e scolpì il proprio Cristo, poi chiamò Donatello così per sentire quel che ne pensasse. Donatello guardò con ammirazione il lavoro di Brunelleschi e asserì : “Sì, io credo che a te sia concesso scolpire Cristo a me solo contadini”. Ecco, così, sulla traccia di questo racconto, fra storia e leggenda, si pensò che il crocifisso ligneo di Bosco ai Frati fosse proprio un’opera di Donatello. Nel 1866 i frati Francescani furono allontanati dal convento. Gli immobili vennero acquisiti dal demanio dello Stato, il Regno d’Italia, per essere messi successivamente all’asta. La famiglia Gerini fece un’offerta aggiudicandosi l’intero lotto. Nel 1870 chiesero a Frati Francescani di rientrare nel convento e nel 1949, a seguito di un atto di donazione, la chiesa, il convento e tutti gli altri edifici divennero proprietà dell’Ordine dei Frati Minori – Provincia Toscana di San Francesco Stimmatizzzato, a cui ancora appartengono.