La ferrovia Appennino Centrale è stata una linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava Arezzo sulla Fossato di Vico passando per Anghiari, Sansepolcro, Città di Castello, Umbertide, Gubbio.

La parte orientale della provincia di Arezzo era sprovvista di collegamenti stradali diretti con il capoluogo. La nascente rete ferroviaria italiana tagliava fuori la zona in quanto i collegamenti da Roma verso nord passavano ad est per Foligno Ancona e ad ovest per Arezzo Firenze.

Nel 1880 ad Arezzo si costituì tra i comuni interessati il Consorzio per la ferrovia Umbro Aretina allo scopo di realizzare una nuova linea che spezzasse  l’isolamento dei comuni dell’area. Il progetto che venne approvato il 16 ottobre 1880, prevedeva una linea di quarta categoria con scartamento ridotto a 950 mm. Questa scelta fu fatta in quanto il tracciato era  impegnativo e non erano disponibili le risorse economiche necessarie per impegnarsi in una linea ricca di importanti opere. La “convenzione” venne accordata al consorzio nel giugno del 1881. I lavori di costruzione affidati alla “Società Generale per le Ferrovie Complementari” che tuttavia non fece fede agli impegni presi rallentando l’inizio dei lavori. Il 2 giugno 1884 venne fatta una sub concessione per la costruzione e l’esercizio  alla Società anonima per le Ferrovie dell’Appennino Centrale.

I lavori furono iniziati  nel 1882, ma alcune tratte furono aperte solo nel 1886. Nel 1887 la  linea era terminata, arrivando ad una lunghezza totale di 133 chilometri.

La linea ebbe  un buon successo ma solo in ambito locale; lo scartamento ridotto insieme al lungo percorso tortuoso  e i continui saliscendi con pendenze, impedì che la linea diventasse un comodo collegamento dal Tirreno all’ Adriatico.

Nel 1915. Umbertide fu raggiunta dalla Ferrovia Centrale Umbra che risaliva il corso del Tevere da Terni via Todi Perugia dando maggiore facilità ai collegamenti locali.

La seconda guerra mondiale fu disastrosa per la linea. I bombardamenti alleati resero inutilizzabili molte opere. I nazisti durante la  ritirata resero  inutilizzabile la maggior parte del materiale rotabile. Il 22 maggio del 1945 la linea, gravemente danneggiata, cessava definitivamente il suo servizio.

La linea non venne più ripristinata, tranne che nel tratto Sansepolcro Città di Castello Montecorona, dove fu ricostruita a scartamento normale, seguendo quasi totalmente il tracciato originario. Ceduta in gestione alla Ferrovia Centrale Umbra con la promessa di realizzare un nuovo valico appenninico verso Cesena il progetto rimase sulla carta, come in tanti altri casi di ferrovie chiuse e di fatto venne dimenticato.

La linea è stata completamente smantellata, tranne il tratto lungo la valle del Tevere tra Sansepolcro e Montecorona.

Sopravvivono alcuni edifici riutilizzati per gli scopi più diversi.